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Bambini e uso internet, computer e cellulare: età giuste per darglieli e come difenderli dai pericoli.
 

bambini al pcWarren Buckleitener, direttore ed editore della Children's Software Revue, una pubblicazione con base negli USA creata per assistere gli educatori, i bibliotecari e i genitori nella ricerca e nell'uso dei mezzi interattivi per l'infanzia, propone un'interessante riflessione sul rapporto tra nuove tecnologie e bambini. L'articolo, pubblicato sul New York Times, è stato poi messo on line in versione italiana sul sito di Repubblica.
  Tutti sanno» scrive Buckleitener «che i bambini, prima di camminare, gattonano e che prima imparano ad andare sul triciclo e poi in bicicletta. Ma a che età un bambino dovrebbe avere il primo cellulare, il primo computer portatile o il primo amico virtuale?».
  L'autore si rifà alla teoria dei quattro stadi dello sviluppo cognitivo introdotta dallo psicologo svizzero Jean Piaget.
 
 Nella fascia d'età comprese tra zero e 2 anni, i prodotti tecnologici destinati ai bambini devono avere caratteristiche simili a una «busy box», ovvero a un giocattolo dotato di sportelli, pulsanti, luci e suoni che si attivano rispondendo a un'azione compiuta dal piccolo.
 
 Per quanto riguarda la fascia di età compresa fra i 3 e i 5 anni, la professoressa Sandra Calvert, direttrice del Children's Digital Media Center della Georgetown University spiega che i bambini in età prescolare crescono in un mondo digitale e vedono i propri genitori utilizzare cellulari e computer. «A loro piace giocare con finti telefonini, come se fossero oggetti veri» sottolinea Calvert.
 
 Da 6 a 11 anni, invece, il bambino inizia ad acquisire la capacità di navigare su Internet e, quindi, diventa fondamentale attivare un controllo parentale per indirizzare il proprio figlio verso contenuti adatti. Esistono in tal senso anche programmi di parental control che impediscono al bambino di finire su siti con contenuti inappropriati, ma la presenza attiva dei genitori è quanto mai indispensabile e vivamente consigliata dagli esperti.

In Italia c'è ancora una vasta fascia di popolazione - quasi la metà - che non usa internet e che quindi si trova in una posizione di grande imbarazzo quando i figli (preadolescenti o anche più piccoli) chiedono di avere in casa un accesso al web, sollecitati dai compagni di classe più digilitalizzati. a questo punto i genitori hanno di fronte un ventaglio di scelte diverse, tutte difficili. Chi cede e lascia il pc totalmente libero ai figli, chi si affida ai sistemi di"parental control" venduti da diverse software house e chi invece vieta internet prima di una certa età (di solito, attorno ai 14 anni).

Quest'ultima è la scelta più controproducente: privi di educazione digitale pregressa, i neoadolescenti saranno molto più a rischio quando accenderanno finalmente il pc, come si trovassero improvvisamente in una piaza caotica e trafficatissima senza mai escere usciti di casa prima. senza dire che si troveranno svantaggiati rispetto ai compagni che hanno imparato a usare Internet da piccoli.

Assai più utile, ma più complessa, è invece la scelta di entrare in Rete "insieme" ai propri figli, fin dal primo anno delle elementari, insegnando loro come muoversi, come divertirsi e come non "mettersi nei pericoli", proprio come si fa sui merciapiedi delle città. Scelta difficile perchè, appunto, spesso i genitori non hanno gli strumenti basici per accompagnare i figli nei mondi virtuali. In questo caso resta solo la possibilità di imparare con loro afffidandosi a un parente, a un amico, perfino a un insegnante a pagamento. Una spesa, certo: ma sicuramente non meno utile dei mille corsi sporivi e ricreativi a cui abitualmente spediamo i nostri bambini.

Articolo tratto dal settimanale L'Espresso

[continua...]

 

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